Pimcore spiegato a mia nonna: analogie creative per capire il PIM

Set 16, 2024

di Marco Guiducci

Per chi lavora in un settore tecnologico, e specialmente per chi fa parte del mega-mondo dell’informatica, è sempre molto difficile rispondere alla domanda “che cosa hai fatto oggi al lavoro?”, se posta dai propri familiari.

La difficoltà non sta tanto nel dare la risposta in sé per sé, quanto nell’argomentare la risposta cercando di astrarre il più possibile dai tecnicismi, dato che è presumibile che chi ci ha posto la domanda non abbia la benché minima idea né dell’esistenza né tantomeno del funzionamento degli strumenti che quotidianamente utilizziamo al lavoro.

La complessità della risposta, e di conseguenza la necessità di astrarre i concetti per renderli più comprensibili, aumenta poi in modo direttamente proporzionale al grado di parentela di chi vi pone la domanda; se l’interlocutore è un vostro fratello o sorella, oppure il vostro compagno o compagna, potete forse salvarvi usando un linguaggio più “giovane”, se parlate con i vostri genitori ancora ancora potreste azzardare qualche parola inglese… ma provate a pensare di dover spiegare cosa fate al lavoro a vostra nonna.

Ecco, se la prima parola che vi è venuta in mente è “Oddio…”, e se non sapreste da dove cominciare, sappiate che questo articolo vi darà le risposte che cercate!

(No, non è vero, ma sicuramente ci divertiremo insieme nel provarci)

Prima di entrare nel tecnico, che è il “non obiettivo” di oggi, una breve parentesi sul contesto.

Era il 2017, e mia nonna era una giovane e spensierata ragazza di 92 anni; io ero un neo-laureato ed avevo iniziato a lavorare solo da pochi mesi, ed una sera dopo cena mi guarda in modo serio e mi dice:

“Ma te al lavoro stai tutto il giorno a sedere? Ma perché ogni tanto mentre lavori non vai a fare una camminata?”

In quel momento ero così giovane ed inesperto che l’unica reazione che riuscii ad avere fu quella di mettermi a ridere, senza riuscire a darle una risposta seria. A distanza di anni, se ci penso, me ne dispiaccio ancora.

La mia generazione è cresciuta con la tecnologia: la tv in bianco e nero non l’abbiamo mai vissuta, internet è entrato in casa alle elementari, i PC portatili solo pochi anni dopo, lo smartphone si è diffuso quando ho iniziato l’università (sono solo 12 anni!), ed ora utilizziamo l’intelligenza artificiale per qualsiasi cosa. Ecco perché non fu facile rispondere a quella domanda.

Fermiamoci per un attimo a pensare, poi vi prometto che passiamo a Pimcore (so che siete impazienti), a come al tempo stesso quelle domande siano sia innocenti che tremendamente serie per una donna che ha vissuto un’altra epoca:

la quasi totale sedentarietà della vita moderna, che ci tiene seduti davanti ad uno schermo per gran parte della giornata, e che magari ci riduce a dover pagare se (condizionale d’obbligo) vogliamo fare attività fisica al coperto perché nella maggior parte dell’anno fare una semplice passeggiata alla fine del turno di lavoro è difficile perché fa troppo caldo, o troppo freddo, oppure piove. Per lei era qualcosa di inconcepibile.

Ok, tranquilli, come promesso adesso passiamo al Pimcore, che siete tutti qui per questo!

Nonostante siano passati 7 anni da quella domanda, non gli ho ancora trovato la risposta che vorrei. Ma prometto che ci penserò da qui alla fine dell’articolo, e ve la darò nelle conclusioni.

Veniamo a noi: l’obiettivo è chiaro, devo immaginare una conversazione nella quale spiego a mia nonna che cos’è Pimcore e come lo utilizzo nella vita di tutti i giorni per lavorare ai progetti dei nostri clienti.

Partiamo dal principio, il nome del software. Vi elenco già tutta una prima serie di criticità:

  • è una parola inglese
  • contiene al suo interno un acronimo
  • l’acronimo è a sua volta in inglese
  • probabilmente dovrei spiegarle cosa vuol dire “acronimo”
  • ho usato la parola “software” prima di questo elenco puntato
  • ho usato un elenco puntato

Come potete capire la partenza è in salita, ma non ci scoraggiamo.

Vediamo…potrei esordire con una frase del tipo:

“Allora, Pimcore è un programma per il computer che…” ERRORE!

Sono partito troppo alla carica, perché nonostante io abbia usato la parola “programma” invece di “software”, per mia nonna il “programma” al massimo è un modo elegante per parlare di una trasmissione su rai1, quindi  quindi la sua reazione sarebbe subito la seguente:

Ottimo, se queste sono le premesse, come glielo spiego che con Pimcore puoi strutturare la tua base dati per catalogare in modo dettagliato le informazioni dei prodotti della tua azienda o per rappresentare qualsiasi concetto fisico o astratto che ti venga in mente, con piena libertà di relazionare questi concetti fra loro, e che puoi anche mostrare queste informazioni creando il tuo sito direttamente con Pimcore oppure distribuirle verso altri sistemi esterni, come ad esempio un e-commerce, per poter vendere i prodotti stessi?

Appare evidente il fatto che non sia possibile proseguire (anzi, nemmeno iniziare) la spiegazione con metodi ortodossi, ma si debba ricorrere ad un potentissimo strumento: l’analogia (… e “icche l’è un’analogia?” AHHHHHHHHHH).

Cominciamo.

“Nonna, ascolta me: te che c’hai nell’orto in questo momento? Ottimo, zucchine, pomodori e insalata, perfetto. Cosa c’entra con il mio lavoro? Ora te lo spiego.”

Ho appena ingaggiato la nonna portandola nella sua comfort zone (ma non le dite che ho scritto “comfort zone” o ripartiamo da capo). Adesso devo portarla dalla mia parte.

“Immagina che tu voglia vendere le verdure del tuo orto al mercato. Sicuramente per ogni verdura ti serve un cartellino con il nome ed il prezzo, e ti potrebbe bastare se apri la tua bancarella al mercato. Semplice.

Ma nel tuo orto hai tante verdure, e non puoi magari andare al mercato a venderle tutti i giorni, ma se non le vendi vanno a male, e allora ci fai le conserve. Se vuoi vendere anche quelle, devi dire quali ingredienti ci hai messo dentro, così la gente che le compra sa se può mangiarle o se gli possono dare allergia.

E pensa che ora siamo in estate, ma le persone che comprano le tue verdure sono curiose di sapere cosa avrai in inverno: adesso oltre al nome ed al prezzo delle tue verdure o conserve devi anche far sapere alla gente in quali date saranno disponibili!

Ma i clienti non si possono ricordare tutto a memoria, quindi ti chiederanno se gli lasci un catalogo, tipo quelli delle offerte del supermercato; e allora per farlo ti serve aggiungere una foto e qualcosa di scritto per spiegare che cosa vendi.”

Abbiamo catturato l’attenzione della nonna. Senza che se ne renda conto, gli sto spiegando che su Pimcore puoi creare la tua “classe” (perdonatemi il tecnicismo) chiamata “Verdura”, in cui può indicare nome, descrizione, prezzo e foto, e la stessa cosa può fare con la classe “Conserva” in cui oltre a quanto sopra può indicare la lista degli “Ingredienti” che la compongono, magari anche con le dosi precise ed il sale q.b.

Non solo, gli ho anche detto che con Pimcore può stampare il suo catalogo prodotti; ma ora voglio esagerare, le voglio far sapere che con Pimcore può arricchire il suo catalogo informativo ed espandere il suo business fino ad arrivare a vendere online.

Troppo ambizioso dite? Scopriamolo.

“Senti nonna, ma metti che le persone che comprano le tue verdure non sappiano come cucinarle. Le prime volte puoi dare anche dei consigli a voce, ma a forza di ripeterli ti stuferai. Potremmo prendere il tuo ricettario e stamparlo in tante copie, così puoi vendere pure quelle.

A quel punto oltre alle verdure, puoi cominciare anche a vendere le mele o i limoni degli alberi che hai a casa, oppure l’olio prodotto dagli ulivi che abbiamo al campo. Nel banco del mercato ora avrai un sacco di cose, dovrai separare la frutta dalla verdura, e l’olio dagli altri prodotti; ogni prodotto ha le sue caratteristiche, va conservato in un certo modo, e questa gente di città mica le sa queste cose, gliele devi spiegare tutte.

Se diventi famosa ci verranno anche dai supermercati a prendere le cose da rivendere, e allora vorranno sapere che concime usi, se hai usato qualche pesticida o cose del genere. E potrei andare avanti ancora!”.

A questo punto mi accorgo che la nonna è stata catturata dal racconto, ma poi si fa seria e mi fa: “Ma io non c’ho mica le forze per alzarmi presto la mattina, raccogliere le verdure e portare le cose al mercato, che non sono neanche brava a fare i conti, e non puoi nemmeno pensare che la gente venga qui a prenderle, che tutti c’hanno da lavorare!!”.

Era la reazione che aspettavo, ormai ce l’ho in pugno. Proseguo:

“È proprio questo il bello! Una volta che le persone ti conoscono, possiamo fare in modo che il postino venga qui a casa a ritirare le cose da portare agli altri, e a te mandano i soldi sul conto in banca senza che tu ti debba preoccupare di fare i conti con i resti. Le persone ricevono le tue verdure direttamente a casa senza sforzo”.

A questo punto, inevitabile, arriva la reazione:

La nonna incalza, tornando al discorso originale: “oh ma tutta sta storia, ma insomma tu ancora non m’hai detto che lavoro fai!”

“Eh no nonna”, ribatto. 

“In realtà te l’ho proprio spiegato. Ora, io ti ho fatto l’esempio dell’orto dicendoti come potresti arrivare a vendere le tue verdure ovunque senza nemmeno spostarti da casa.

Pensa se invece delle verdure qualcun’altro vendesse gli attrezzi per il giardino, oppure i mangimi per gli animali, o ancora ad esempio i vestiti o il materiale per lavorare a maglia.

È proprio questo il lavoro che faccio: aiuto i miei clienti a raccontare la loro storia, a descrivere al meglio i prodotti che hanno creato e che vogliono vendere, li aiuto a farsi pubblicità e a farli conoscere al mondo intero, e gli permetto di venderli dalla loro casa o dal loro negozio, o dalla loro industria se sono ancora più grandi.

E per farlo, utilizzo sempre lo stesso strumento, che mi permette di descrivere in modo semplice e personale tutte le qualità dei loro prodotti ed a condividerli dove voglio.”

“Mh, ho capito. Certo che con questi “compiute’” (la r è muta, ndr) fate veramente tutto ormai.

SIPARIO, signori e signore.

Siamo arrivati alla fine di questo articolo, e forse ancora non vi ho spiegato cos’è Pimcore; ma l’obiettivo non era spiegarlo a voi, quanto a mia nonna, e penso di esserci riuscito.

Se volete saperne di più sull’argomento, prometto che posso raccontarvelo usando tutti i tecnicismi che volete; potete trovare altri articoli nel nostro blog che vanno a fondo sulla questione, o contattarci per capire come Pimcore può fare al caso vostro per raccontare la vostra storia.

Quello che vorrei che vi lasciasse questo articolo è in realtà un esercizio: provate anche voi a raccontare ciò che fate quotidianamente ai vostri cari, cercando di renderli partecipi del vostro mondo. È un esercizio complesso, ma è un grande allenamento che vi permetterà di astrarre e saper spiegare meglio qualsiasi concetto anche ai vostri clienti.

Dimenticavo, devo ancora darvi la risposta alla domanda della nonna del 2017:

“Si nonna, ahimè il mio lavoro mi fa stare seduto davanti allo schermo tutto il giorno. Ma sai che c’è? A fine giornata so che se l’ho fatto bene, avrà aiutato tante persone ad avere successo e a poter vivere la loro vita in modo più sereno, e questo mi dà tanta soddisfazione. Ma ti prometto che, quando possibile, mi prenderò del tempo per una bella passeggiata.

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